Il palazzo imperiale di Salonicco


Questi palazzi, e sopratutto questo di Salonicco, sorge in una realtà fisica che non era deserta prima dell’insediamento tetrarchico ma la città di Tessalonica (figlia del re macedone che aveva presieduto alla fondazione della città) era, prima che Galerio si trasferisse, una città di discreto prestigio commerciale e con una certa ricchezza (grazie alla sua posizione geografica strategica che la avvantaggiava nei commerci marini e caratterizzata da un’entroterra piuttosto fertile). In età ellenistica (tra il IV e III secolo a.C.) la città si configurava come un’insediamento urbano circondato circondato da mura, che presentava all’esterno un’insediamento di espansione, che gradualmente si era creato, collocato ad una certa distanza dall’area portuale (quindi tra il centro abitato ed il porto esisteva una fascia libera che li separava), quest’area libera era destinata ad essere riempita dall’incremento demografico che stava subendo, sopratutto grazie all’asse viario che attraversava questa zona in quanto, in quanto dopo la conquista da parte dei romani della regione questo asse costituirà una parte della via igniatia (che si collegava da una parte alla via appia, che collegava roma a brindisi, e dall’altra attraversava tutta la grecia e raggiungeva Bisanzio). Con l’incremento di questo asse la città si espande e raggiunge la costa ad esclusione di un’area che è quella della ultima fase di espansione che corrisponde all’epoca di Galerio intorno al 300 d.C. (forse un po prima, perché la decisione non fu immediata, in quanto prima di stabilirsi aveva pensato di scegliere un’altra città che era il luogo dove era nato, successivamente la posizione vicino al mare aveva indotto a scegliere Tessalonica, quindi l’istituzione della tetrarchia è del 285 mentre la costruzione del palazzo inizia intorno 290 d.C. e termina qualche anno dopo). Ci sarà poi una fase successiva quando la città rientra nell’orbita dell’impero bizantino, diventando una delle città più importanti di questa parte dell’impero e con la sua acropoli era famosa per essere difficile da conquistare (la città subì poi un’incendio nel 1917 che la rade al suolo, per questo venne ricostruita quasi da zero).
Alla città ellenistica subentra quella romana dopo la conquista della Macedonia nel 169 d.C. e da quel momento diventa provincia romana e quindi come conseguenza a Salonicco si cambia il volto della città ellenistica con l’inserimento di quelle architetture che caratterizzano il mondo romano; viene per esempio insediata l’agorà (che è in parte sopravvissuta, è formata da due piazze, la prima del II secolo d.C., è chiusa da un lato da un piccolo teatro limitato alle rappresentazioni musicali, vi era anche una seconda piazza, collocata più in basso; si sta anche cercando di ricostruire l’agorà con una opera di anastilosi, ovvero con la ricostruzione dell’impianto attraverso la messa in opera di nuove colonne in marmo di Carrara, ritenuto il più vicino a quelli della Grecia).
La parte sistemata da Galerio era un grande complesso ma ci sono rimasti pochi resti, occupa il lato terminale orientale delle fortificazioni (addirittura il muro esterno del circo coincideva con il lato della fortificazione; attualmente questa parte è nascosta da un palazzo risalente agli anni 70). 
Il palazzo è un palazzo imperiale per eccellenza, infatti nelle caratteristiche che abbiamo elencato per l’acquisizione del termine di palazzo imperiale c’è la parte residenziale, il mausoleo e all’ippodromo o circo, in questo caso il palazzo ha tutti questi requisiti, con una estensione di circa 1,5 km e a breve distanza la riva del mare (circa a 500 metri). 
Il palazzo si imposta su due assi, uno che va dal centro della città verso il mare (che è un’asse rappresentato dalla via igniazia, rappresenta quindi una sorta di decumano), questa asse si interseca con il cardo (chiamata via cardine). Entrambe queste vie erano porticate (ad imitazione di quelle che erano diffusamente presenti in quasi tutte le città orientali), ancora secondo la moda orientale questi due assi si incontrano e sono materializzati dalla presenza di un’edificio che si chiama tetrapilon (una sorta di cubo aperto su quattro lati per lasciar passare le due strade), questo tretapilo era un’accorgimento che serviva anche per rettificare gli andamenti delle vie, ma si trattava anche di elementi di arredo urbano.
In corrispondenza del tetrapilo ci sono i due tratti della via principale, da una parte si arriva al mausoleo (anche questo tratto è porticato) mentre l’altro lato si sviluppa lungo un’asse caratterizzato da una serie di costruzioni (che corrispondono agli andamenti costruttivi dell’epoca, ovvero costruzioni planimetricamente molto articolate e di grandi dimenzioni) una accanto all’altre, precedute da un vestibolo (che collegava direttamente al tetrapilo). Questa via così caratterizzata porta direttamente al palazzo imperiale, che è costituito da una serie di ambienti residenziali (di forma ottagonale, secondo un sistema che abbiamo più volte trovato, e ornati con pavimenti a mosaico di una certa importanza), ma certamente l’elemento più caratteristico è la rotonda ottagonale che si distingue perché è una costruzione immensa, che fa presupporre una perizia tecnica fortemente avanzata. 
Per quanto riguarda il mausoleo di Galerio, circa un secolo dopo la morte di Galerio venne convertito nella chiesa di San Giorgio, infatti la città (intorno alla fine del IV secolo d.C.) diventa per un certo periodo sede dell’imperatore Teodosio (responsabile dell’editto che ufficializza la religione cristiana come l’unica dell’impero), che decide di fare del mausoleo una chiesa, per questo la chiesa si arricchisce si un circuito murario che circonda la vecchia costruzione e viene dotata di una parte resinale (luogo dove era collocato l’altare); i sistemi costruttivi adoperati nella chiesa sono quelli anticipatori di quelle prassi costruttive che caratterizzeranno l’architettura bizantina. La costruzione rimanda notevolmente al Phanteon per le dimensioni e per il sistema costruttivo (sono di facile individuazione notevoli arcate di scarico), la presenza dell’elemento absidale cambia notevolmente il senso spaziale dell’edificio, in quanto prima si trattava di un’edificio ad asse centrale mentre adesso troviamo un’asse prevalente che toglie enfasi allo sviluppo centrale iniziale. 
Del tetrapilo, di cui di rimane solo uno dei lati, sono importanti i registri scultorei (paragonabili come importanza a quelli della colonna traianea, in quanto rappresentano esempi principali del periodo tetrapilo, l’occasione della realizzazione di questi registri è la conquista sui Traci da parte dello stesso Galerio).
La via che collega il palazzo imperiale con la rotonda è in asse con un’altro edificio (che altro non era che la basilica imperiale), si arrivava poi all’ottagono è preceduto da un’antisala a porcile (?) (come nella basilica di Massenzio ma con uno sviluppo monumentale più grandioso), secondo alcuni studiosi questo ottagono era un certo culturale riservato agli dei Cabrini di Samotracia (che erano culti misterici).
Il palazzo è costituito da un nucleo centrale, che è una sorta di atrio circondato, circondato da un corridoio, che a sua volta è inglobato in una costruzione più elevata che costituiva l’area residenziale vera e propria (come dimostra la pavimentazione decorata a mosaici), mentre tutta l’area interrata era dedicata alla vari usi, dalla parte superiore si arrivava poi alla basilica.

Nessun commento:

Posta un commento